Corriere della Sera 20/05/2014 di Carlotta Clerici
Le rinnovabili e la strada obbligata dello stoccaggio
Mettere l’energia in scatola frutterà 1 miliardo di euro nel 2020. Sarà questo il valore del mercato dello stoccaggio energetico (storage) per l’Italia. A renderlo possibile nel nostro Paese — secondo dati Fiamm — gli investimenti sulle fonti rinnovabili degli ultimi anni. In vista non solo degli obiettivi europei, ma anche per la pioggia di incentivi dei primi quattro conti energia che hanno fatto fiorire il mercato, diffondendo come primule le tecnologie pulite sul territorio nazionale. In primis, il fotovoltaico. Che, in quanto a diffusione, ci rende tra i Paesi più competitivi della Ue. Un bagaglio di competenze e tecnologie che ora, dopo il ridimensionamento del solare e la fine degli incentivi, sta trovando nuovi sviluppi.
Il rilancio delle rinnovabili
Tra le opzioni possibili, appunto, l’integrazione delle fonti con i sistemi di accumulo. E, lo sviluppo del mercato delle batterie — qui, la scommessa è trovare prima la tecnologia più efficace — per lo stoccaggio energetico. Spinto, in primo luogo, dalla natura stessa delle rinnovabili. Ossia da quella discontinuità (nuvole, pioggia, assenza di vento) che rende le fonti energetiche pulite intermittenti. «Il mercato», afferma Nicola Cosciani, amministratore delegato di Fiamm Energy Storage Solutions, «chiede soluzioni nuove sulla gestione dell’energia rinnovabile. Per questo, la politica deve togliere il lucchetto e sostenere lo stoccaggio energetico». Che, precisa Cosciani, «al momento si trova nella valle della morte», nonostante gli investimenti milionari fatti già nel settore da alcune aziende italiane (Terna ed Enel). «Per l’Italia», prosegue il dirigente di Fiamm, «non si tratta solo di un obiettivo politico, ma anche sociale. Da perseguire, dopo la strategia precedente: la dotazione di un ricco mix di rinnovabili».
Il mercato dello stoccaggio
Valore globale dello storage: 7,5 miliardi al 2020. Suddivisi, secondo i dati Fiamm, in tre mercati di riferimento. E di cui la maggior parte (4,9 miliardi) derivati dai servizi di rete. «Lo stoccaggio», spiega Cosciani, «serve a mantenere stabile la tensione in rete e i livelli d’energia». Una fetta di mercato che, in Italia, secondo Cosciani, interessa soprattutto Terna che gestisce la rete ad alta tensione e gran parte dell’eolico italiano, e all’Enel che gestisce quella media. «L‘esplosione delle rinnovabili», prosegue Cosciani, «sta creando scompensi enormi nella rete». Dovuti anche alla sua conformazione, ad esempio i tubi troppi piccoli. «I cali di energia» (dovuti, per esempio, alle nuvole nel caso del fotovoltaico), continua Cosciani, «rendono necessario lo stoccaggio. Soprattutto, in contesti in cui non servono sorprese come, per esempio, gli ospedali».
Il mercato fuori-rete
Promettente, anche se meno ricco rispetto ai servizi di rete, il mercato dello stoccaggio off grid, ovvero, fuori rete. Che, sempre secondo gli analisti, arriverà a 1,6 miliardi nel 2020. «Si tratta», spiega Cosciani, «di un mercato che interessa le zone dove l’energia non arriva. Ad esempio, i rifugi di montagna, le aree desertiche o sperdute». Tutti luoghi che, non potendo rifornirsi con la rete, al momento, sono servite, nel 99% dei casi, dai generatori diesel. «Questi generatori», puntualizza Cosciani, «non solo inquinano, ma fanno rumore e costano tanto». Una tecnologia che, secondo Fiamm, potrebbe essere facilmente sostituita dalle batterie. Abbinate, per esempio, al fotovoltaico per produrre l’energia di giorno. «In questi anni», racconta Cosciani, «abbiamo sperimentato lo stoccaggio con le batterie in diverse zone del mondo. Ad esempio, in un resort a 7 stelle nelle Maldive, che non voleva più la puzza e il rumore dei generatori. E un impianto per l’esercito brasiliano che spesso fa blocchi di frontiera in luoghi dispersi nel nulla. Risolvendo così il problema dei rifornimenti di gasolio paracadutati dagli aerei con il rischio di furti e rotture».
L’incognita del residenziale
Spinto dai Paesi in cui è possibile essere indipendenti dalla rete, anche il mercato dello stoccaggio energetico per il residenziale. Quantificato, a livello globale, in 1 miliardo di euro nel 2020. «Questo mercato», afferma Cosciani, «comincerà a correre quando ci sarà la normativa che regola i sistemi. E ognuno sarà libero di installare a casa propria i sistemi di stoccaggio ed essere indipendente dalla rete».
Le batterie
Tre, al momento, i materiali che si contendono il mercato delle batterie. A cominciare da quelle al piombo. «Si tratta», spiega Cosciani, «delle batterie più economiche, ma dalla vita più breve: circa un paio di anni». E di una tecnologia molto discussa visto il problema dell’inquinamento. «Il piombo», prosegue, «è esposto a giudizi sommari. Che spesso non considerano tutti gli sforzi fatti in questi anni per la gestione di un materiale altamente inquinante. Noi, per esempio, non lo compriamo più da 30 anni perché usiamo quello riciclato».
La nuova generazione
Meno discusse, le altre tecnologie. Come, per esempio, quelle al litio. «Parliamo», spiega Cosciani, «di una tecnologia più costosa, ma dalla vita più lunga, stimabile in dodici anni, adatta a rilasciare tanta energia in breve tempo nella rete. Su questo aspetto, trattandosi di una famiglia molto ampia di tecnologie, stiamo cercando quella giusta per i nostri mercati. Soprattutto nel settore auto: per i veicoli elettrici e ibridi». Infine, tra le tecnologie per l’accumulo, la nuova generazione di batterie al sale, derivate dal sale da cucina (cloruro di sodio), miscelato con il nichel. E per cui Fiamm ha già investito 80 milioni di euro. «Il sale», conclude Cosciani, «rilascia più lentamente l’energia, ma ha una capacità di stoccaggio maggiore e meno costi di manutenzione. Anche se, costando circa quattro volte il piombo, si colloca in una fascia di mercato più alta».